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LA POTATURA DELL’ALBICOCCO: TANTE CULTIVAR, DIVERSI INTERVENTI

Alla fine della raccolta estiva, quando si ha ancora in bocca il sapore dolce-acidulo degli ultimi frutti consumati, è il momento di potare l’albicocco.

Questo albero da frutto appartiene alle drupacee ed è originario dell’Asia centrale e della Cina. In Europa si è diffuso sin dall’epoca dei Romani, soprattutto nelle aree mediterranee, ma è coltivato anche in Africa ed in America. L’albicocco predilige inverni rigidi, ma teme le gelate primaverili, poiché ha una fioritura – con fiori bianchi o rosato chiari – molto precoce. Tra gli alberi da frutto lo precede solo il mandorlo.

La riproduzione avviene per innesto, principalmente su susino, mirabolano, pesco o franco da seme. Oltre a cultivar a maturazione precoce da aprile-maggio nelle aree meridionali, ne sono allevate anche tante tardive che maturano da giugno fino a fine agosto nel centro-nord, soprattutto con l’introduzione nei frutteti di varietà provenienti da Canada, Usa e Francia, oltre che dalle diverse regioni d’Italia, con colore dei frutti dal giallo all’arancio e sfumature di rosso.

Gli agricoltori, quindi, devono spesso saper gestire contemporaneamente piante con caratteristiche diverse per crescita, vegetazione, fruttificazione e di ciò bisogna tener conto per non rischiare di limitare inconsapevolmente la produzione di alcune cultivar.

 

LA POTATURA DELL’ALBICOCCO: IL PERIODO MIGLIORE

L’albicocco presenta alcune particolarità, comuni a tutte le varietà. È facile che la dominanza apicale venga persa rapidamente durante la crescita primaverile che è intermittente (due-tre o anche quattro cicli vegetativi) e in cui avviene la formazione dei diversi rami produttivi e vegetativi.

Perciò a causa di questa crescita alternante l’albicocco mal sopporta forme di allevamento troppo rigide e inoltre soffre i grossi tagli per cui tende a produrre ‘gomme’. Quindi nella potatura bisogna andarci con la mano leggera, attrezzandosi con forbici e troncarami più che con segacci e potatori. Fondamentale è praticare tagli netti e precisi utilizzando attrezzi di qualità con lame ben affilate, che non sfilaccino il legno e che è bene disinfettare nel passaggio da un albero all’altro.

Per aiutare la pianta a cicatrizzare i tagli al legno e scongiurare infezioni fungine o batteriche è opportuno applicare sulle ferite del mastice (del tipo per innesti) e lasciare sul ramo un moncone lungo quanto il diametro del taglio; soprattutto è opportuno intervenire tra settembre e ottobre, quando si conclude la stagione vegetativa, fino al momento in cui cadono le foglie.

 

LA POTATURA DELL’ALBICOCCO: SECCA INVERNALE E VERDE ESTIVA

Occorre modulare gli interventi durante l’anno, tra ‘potatura secca’ invernale e ‘potatura verde’ primaverile ed estiva, così da favorire lo sviluppo dei rami fruttiferi e tenere sotto controllo la chioma vigorosa, che in base all’angolo di inserzione dei rami misti determina il portamento della pianta in assurgente, intermedio ed espanso.

In linea generale, se la crescita è vigorosa si interviene sulla pianta in maniera più leggera. Viceversa, se la crescita è debole e si è in presenza di gemme a fiore la potatura è più incisiva. L’intervento principale potrebbe essere eseguito da fine gennaio e fino alla ripresa vegetativa, ma per le ragioni già esposte è preferibile rinviare almeno i tagli più grossi a fine raccolta.

Nei mesi caldi si effettua la potatura a verde, ma in tre momenti diversi: tra aprile e maggio, contestualmente al diradamento dei frutti, tra luglio e agosto dopo la raccolta e, appunto, tra settembre ed ottobre. Questi interventi consistono nelle cimature e nello sfoltimento dei rami misti ventrali e danno il beneficio di controllare l’illuminazione, la vigoria e le dimensioni della pianta ed in più stimolano l’aumento del numero dei rami anticipati e la differenziazione a fiore delle gemme.

 

LA POTATURA DELL’ALBICOCCO: LE FORME DI ALLEVAMENTO

Gli interventi di potatura si differenziano anche a seconda della forma di allevamento. I frutteti di albicocco in aree collinari e pedecollinari, per consentire la raccolta interamente da terra, generalmente hanno una forma di allevamento a vaso ritardato, che più asseconda il modo di vegetare della pianta, con le varianti del vaso regolare a tre branche e semi-libero a 4-5 branche.

In pianura, invece, dove è possibile adoperare il carro-raccolta, è più frequente la forma a parete detta a palmetta, che necessita di una struttura di sostegno con pali e fili. Proprio la ‘parete’ produttiva alta consente di proteggere meglio le piante dalle gelate primaverili.

 

LA POTATURA DELL’ALBICOCCO: I TAGLI IN BASE ALL’ETA’ DELLA PIANTA

Come per gli altri alberi da frutto la potatura va modulata in base all’età della pianta, con interventi diversificati quando è giovane (fino a tre anni) oppure con una potatura di allevamento e una potatura di produzione quando è adulta (dai quattro anni). Vediamo gli interventi consigliati durante la crescita dell’albicocco con alcune differenze nelle due forma di allevamento a vaso ritardato e palmetta.

Al momento dell’impianto nel frutteto si spunta l’astone a circa 60 cm da terra, ed in potatura verde si individuano i germogli migliori per formare le branche della struttura, asportando o raccorciando gli altri. Nei primi due anni si interviene solo per eliminare i germogli vigorosi e in competizione con l’asse principale, con l’apertura degli angoli di inserzione delle branche principali nel vaso ritardato e favorendo il prolungamento delle branche dei due palchi principali nella palmetta.

Quando la pianta è al terzo anno, nel vaso ritardato, in inverno si mette un freno all’asse centrale con una spuntatura per favorire la crescita della chioma in volume, mentre a fine estate l’asse centrale viene eliminato definitivamente deviandolo su una branca laterale. Nell’impianto a palmetta, nell’inverno del secondo e terzo anno si inclinano o legano alcune branche vigorose per portarle a produzione.

Dal quarto anno inizia la potatura di produzione. Nel vaso ritardato si interviene con tagli di raccorciamento e di ritorno su legno vecchio, asportando i rami misti in eccesso. Nella palmetta, completato anche il terzo palco, si interviene in potatura invernale per favorire l’alternanza tra branchette lunghe (60-80 cm) e corte (20-30 cm) su ogni branca principale, garantendo così un buon rivestimento vegetativo-produttivo

 

LA POTATURA DELL’ALBICOCCO: I TAGLI SUI SINGOLI RAMI

I polloni si eliminano in primavera con un taglio alla base. Anche ai succhioni si dà un bel taglio alla base, in particolare quelli inseriti nella parte ventrale delle branche, sia nella potatura secca che in quella verde. L’eccezione, nell’albicocco adulto, è quando si usa un succhione per il rinnovo di branche esaurite o danneggiate.

Sui rami vegetativi, con gemme a legno in prevalenza, è utile il raccorciamento per rinvigorire una branca o rivestire di vegetazione zone spoglie, ma non si potano con tagli di ritorno per evitare eccessivi riscoppi vegetativi.

I rami misti, mediamente produttivi portano sia gemme vegetative, sia a fiore (nella parte finale). Non si potano in inverno e nella potatura verde si diradano quelli in eccesso, oppure si cimano per favorire l’emissione di rami anticipati. Nelle cultivar a portamento assurgente si effettua spesso la ‘curvatura’ dei rami misti per facilitare la formazione dei brindilli e dei dardi fioriferi nella parte basale delle branche produttive.

Sui rami anticipati, formatisi su germogli con forte crescita da un meristema ascellare che non evolve a gemma, durante il diradamento dei frutti si asportano quelli sulla parte flessibile, così da ridurre i danni da sfregamento. I rami corti brindilli, se sono solo vegetativi, generalmente non si asportano, poiché tendono a diventare riproduttivi negli anni oppure a rinnovare la parte di chioma indebolita da forti tagli di raccorciamento. I brindilli, se sono invece misti, con gemme a fiore laterali, vengono asportati in inverno se in eccesso. Anche sui dardi, rametti fino a 10 cm su branche di due o più anni, se solo vegetativi generalmente non si fanno interventi, in attesa che diventino produttivi. Invece sul dardo fiorifero, detto anche mazzetto di maggio, molto produttivo, si interviene a fine inverno con il diradamento, mentre a fine estate si effettua il raccorciamento della branchette su cui sono inseriti, con il taglio di ritorno, per stimolare il loro rinnovo.

 

LA POTATURA DELL’ALBICOCCO: GLI ATTREZZI CAMPAGNOLA

Nel catalogo Campagnola sono presenti tutti gli attrezzi necessari ad effettuare una buona potatura: manuali, elettrici e ad aria compressa, nelle tre linee PROFESSIONAL, GREEN e SMART per un utilizzo più o meno gravoso.

Se si effettua la potatura manuale, si segnalano le forbici modello S2 con lame a doppio taglio ed il troncarami S21 a battente curvo. Se invece si effettuata la potatura agevolata, si segnalano tra i prodotti a batteria le forbici modello Stark M e modello SL32 ed il potatore modello T-Rex. Tra i prodotti ad aria compressa, infine, si segnalano le forbici modello Super Star doppio taglio ed i troncarmi modello Star 50 e  F/6 U.

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